1 : Non è di poca importantia a un' Principe la elettion' de ministri, li quali sono buoni, o no, secondo la prudentia del' Principe.
2 : Et la prima coniettura, che si fà d'un' Signore et del' cervel' suo, è veder' gli huomini che lui ha d'intorno: et quando sono sufficienti et fedeli, sempre si può reputarlo savio, perche ha saputo conoscerli sufficienti et mantenerseli fedeli. Ma quando siano altrimenti, sempre si può far' non buon' iudicio di lui: perche il primo error' ha fatto in questa elettione.
3 : Non era alcuno che conoscesse Messer' Antonio da Venafro per ministro di Pandolpho Petrucci, Principe di Siena, che non iudicasse Pandolpho esser' prudentissimo huomo, havendo quello per suo ministro.
4 : Et perche son' di tre generationi cervelli, l'uno intende per se, l'altro intende quando da altri gli è monstrò, il terzo non intende ne per se stesso ne per demonstratione d'altri. Quel primo è eccellentissimo, il secondo eccellente, il terzo inutile. Conveniva per tanto di necessità che, se Pandolpho non era nel' primo grado, fusse nel' secondo.
5 : Perche ogni volta ch' uno ha il iudicio di conoscer' il bene et il male che un' fà et dice, anchora che da se non habbia inventione, conosce l'opere triste et le buone del' ministro et quelle esalta et l'altre corregge: et il ministro non può sperar' d' ingannarlo et mantiensi buono.
6 : Ma come un' Principe possa conoscer' il ministro, ci è questo modo che non falla mai. Quando tu vedi il ministro pensar' più a se chè a te, et che in tutte l'attioni vi ricerca l'util' suo, questo tal' così fatto mai non fia buon' ministro, non mai te ne potrai fidar'.
7 : Perche quello che ha lo stato d'uno in mano, non deve pensare mai a se, ma al Principe, et non li ricordar' mai cosa, che non appartenga a lui. Et da l'altra parte il Principe, per mantenerlo buono, deve pensar' al ministro, honorandolo, facendol' riccho, obligandoselo, participandoli gli honori et carichi, accioche gli assai honori, l'assai ricchezze concesseli, sian' causa che egli non desideri altri honori et ricchezze, et gli assai charichi gli faccino temere le mutationi, conoscendo non potere reggersi senza lui.
8 : Quando adunque i Principi et li ministri son' così fatti, posson' confidare l'uno de l'altro, quando altrimenti, il fin sarà sempre dannoso o per l'uno o per l'altro.