17. Della crudelta et clementia et se gli è meglio esser' amato o temuto Cap .XVII.

1 : Descendendo appresso a l'altre qualità preallegate, dico che ciascuno Principe deve desiderar' d' esser' pietoso tenuto et non crudele. Nondimanco, deve advertir' di non usar' male questa pietà.

2 : Era tenuto Cesare Borgia crudele, nondimanco quella sua crudeltà haveva racconcia la Romagna, unitola, ridottola in pace et in fede.

3 : Il che, se si considerrà bene, si vedrà quello esser' stato molto più pietoso che il Popol' Fiorentino, qual', per fuggir' il nome di crudele, lasciò distrugger' Pistoia.

4 : Deve pertanto un' Principe non si curar' de l'infamia di crudele per tener' i sudditi suoi uniti et in fede. Perche con pochissimi essempi sarà più pietoso che quelli li quali per troppa pietà lasciono seguir' i disordini, onde naschino occisioni o rapine, perche queste sogliono offendere una università intiera, et quelle esecutioni che vengono dal' Principe offendono un' particular'.

5 : Et infra tutti e Principi al Principe nuovo è impossibile fuggir' il nome di crudele per esser' li stati nuovi pieni di pericoli.

6 : Onde Virgilio per la bocca di Didone escusa le inhumanità del' suo Regno, per essere quel' nuovo, dicendo: « Res dura, et Regni novitas me talia cogunt, Moliri, et late fines custode tueri ».

7 : Nondimeno deve esser' grave al' creder' et al' moversi, ne si deve far' paura da se stesso, et proceder' in modo temperato con prudentia et humanità, che la troppa confidentia non lo faccia incauto et la troppa diffidentia non lo renda intollerabile.

8 : Nasce da questo una disputa, se gli è meglio esser' amato che temuto o temuto che amato,

9 : Respondesi che si vorrebbe essere l'uno et l'altro, ma perche gli è difficile che gli stiano insieme, è molto più securo l'esser' temuto che amato, quando s' habbi a mancar' de l'un' de doi.

10 : Perche de gli huomini si può dir' questo generalmente, che sieno ingrati, volubili, simulatori, fuggittori de pericoli, cupidi di guadagno, et mentre fai lor' bene son' tutti tuoi, ti offeriscono il sangue, la robba, la vita, et i figli, come di sopra dissi, quando il bisogno è discosto, ma quando ti s' appressa, si rivoltano. E quel' Principe che' si è tutto fondato in su le parole loro, truovandosi nudo d' altri preparamenti, rovina.

11 : Perche l' amicitie che s'acquistan' col' prezo, et non con grandeza et nobilità d' animo, si meritano, ma le non s' hanno, et a tempi non si possono spendere. Et gli huomini hanno men' rispetto d'offender' uno che si facci amare, che un' che si facci temere. Perche l'amor' è tenuto da un' vinculo d' obligo, il qual', per esser' li huomini tristi, da ogni occasione di propria utilità è rotto. Ma il timor' è tenuto da una paura di pena che non abbandona mai.

12 : Deve nondimeno il Principe farsi temer' in modo che, se non acquista l'amor' e fugga l'odio, perche può molto ben' star' insieme esser' temuto et non odiato.

13 : Il che farà sempre che s' astenga da la robba de suoi Cittadini et de suoi sudditi et da le donne loro, et quando pure gli bisognasse proceder' contro al' sangue di qualcuno, farlo quando vi sia giustification' conveniente et causa manifesta.

14 : Ma sopra tutto astenersi da la robba d' altri, perche gli huomini dimenticano più presto la morte del' padre che la perdita del' patrimonio; di poi le cagion' del' tòr' la robba non mancono mai, et sempre, colui che comincia a viver' con rapina, truova cagion' d'occupar' quel' d'altri; et per adverso contro al sangue son più rare, et mancan' più presto.

15 : Ma quando il Principe è con gli eserciti et ha in governo moltitudine di Soldati, al'hora è al tutto necessario non si curar' del' nome di crudele, perche senza questo nome non si tiene un' esercito unito ne disposto ad alcuna fattione.

16 : Intra le mirabil' attioni di Annibale si connumera questa, che, havendo uno esercito grossissimo, misto d' infinite generationi d'huomini, condotto a militar' in terre d'altri, non vi surgessi mai una dissensione, ne infra loro, ne contro el Principe, così ne la trista come ne la sua buona fortuna.

17 : Il che non poté nascer' da altro che da quella sua inhumana crudeltà, la qual', insieme con infinite sue virtù, lo fece sempre nel' cospetto de suoi soldati venerando et terribile.

18 : Et senza quella, l'altre sue virtù a far' quello effetto non gli bastavano; et gli scrittori poco considerati dal'una parte admirano queste sue attioni, et da l'altra dannano la principal' cagione d'esse.

19 : Et che sia il vero, che l' altre sue virtù non gli sarien' bastate, si può considerare in Scipione, rarissimo non solamente ne tempi suoi ma in tutta la memoria delle cose che si sanno, dal' qual' gli eserciti suoi in Hispagna si ribellorno: il che non nacque d'altro che de la sua troppa pietà, la quale haveva dato a soldati più licentia che a la disciplina militar' non si conveniva.

20 : La qual' cosa gli fù da Fabio Massimo nel' Senato rimproverata, nominandolo corruttor' della Romana militia.

21 : I Locrensi essendo stati da un' legato di Scipione distrutti, non furon' da lui vendicati, ne l' insolentia de quel' legato corretta, nascendo tutto da quella sua natura facile; talmente che, volendolo alcuno in Senato escusare, disse com' egli eran' molt' huomini che sapevan' meglio non errar' che corregger' gli errori d'altri.

22 : La qual' natura harebbe col' tempo violato la fama et la gloria di Scipione, se egli havessi con essa perseverato nel' Imperio; ma, vivendo sotto il governo del' Senato, questa sua qualità dannosa non solamente si nascose, ma gli fù a gloria.

23 : Conchiudo adunque, tornando a l'esser' temuto et amato, che, amando gli huomini a posta loro et temendo a posta del' Principe, deve un' Principe savio fondarsi in sù quello che è suo, non in sù quello che è d' altri; deve solamente ingegnarsi di fuggir' l'odio, come è detto.