8. Di quelli che per sceleratezze sono pervenuti al' Principato. Cap .VIII.

1 : Ma perche di privato si diventa ancora in dui modi Principe il che non si può al tutto o a la fortuna o a la virtù attribuire, non mi par' da lasciar'li indrieto, ancora che de l'uno si possa più diffusamente ragionare, dove si trattasse de le Republiche.

2 : Questi sono quando o per qualche via scelerata et nefaria s'ascende al' Principato, o quando un' privato cittadino con el favore de l'altri suoi cittadini diventa Principe de la sua patria.

3 : Et parlando del' primo modo si mostrerà con dui essempi, l'uno anticho, l'altro moderno, senza entrare altrimenti ne meriti di questa parte, perche io giudico che bastino a chi fusse necessitato imitarli.

4 : Agathocle Siciliano, non solo di privata ma d'infima et abietta fortuna, divenne Re di Siracusa.

5 : Costui nato d' uno orciolaio tenne sempre per i gradi della sua fortuna vita scelerata. Nondimanco accompagnò le sue scelerateze con tanta virtù d' animo et di corpo che, voltosi a la militia, per li gradi di quella pervenne a esser' pretor di Syracusa.

6 : Nel' qual' grado essendo constituto, et havendo deliberato voler' diventar' Principe et tener' con violenza et senza obligo d' altri quello che d'accordo gli era stato concesso, et havuto di questo suo disegno intelligentia con Amilcare Carthaginese, il quale con gli eserciti militava in Sicilia, congregò una mattina il Popolo et il Senato di Syracusa come s'egli havessi havuto a deliberare cose pertinenti a la Republica.

7 : Et a un' cenno ordinato fece da suoi soldati uccidere tutti li Senatori et li più ricchi del' Popolo; li quali morti, occupò et tenne il Principato di quella Città senza alcuna controversia civile.

8 : Et benche da i Carthaginesi fusse due volte rotto et ultimamente assediato, non solamente poté difendere la sua Città, ma, lasciata parte de la sua gente a la difesa di quella, con l'altre assaltò l'Affrica et in breve tempo libero Syracusa da l' assedio et condusse i Carthaginesi in estrema necessità, quali furno necessitati ad accordarsi con quello a essere contenti della possessione de l' Affrica, et ad Agathocle lasciar' la Sicilia.

9 : Chi considerasse adunque l'attioni et virtù di costui, non vedria cose, o poche, le quali possa attribuire a la Fortuna, conciosia che, come disopra è detto, non per favore d'alcuno ma per li gradi de la militia, quali con mille disagi et pericoli si haveva guadagnato, pervenisse al Principato, et quello di poi con tanti animosi partiti et pericolosi mantenesse.

10 : Non si può chiamare ancor' virtù amazare li suoi Cittadinì, tradir' gli amici, esser' senza fede, senza pietà, senza religione, li quali modi posson' far' acquistar' Imperio ma non gloria.

11 : Perche se si considerasse la virtù de Agathocle ne l'intrar' et nel' uscir' de pericoli et la grandeza de l' animo suo nel' supportar' et superar' le cose adverse, non si vede perche egli habbi ad esser' tenuto inferiore a qual' si sia eccellentissimo Capitano. Nondimanco la sua efferata crudeltà, et inhumanità con infinite scelerateze non consentono che sia intra li eccellentissimi huomini.

12 : Non si può adunque attribuire a la Fortuna, o a la Virtù quello che senza l'una, et l'altra fù da lui conseguito.

13 : Ne tempi nostri regnante Alessandro Sesto, Oliverotto da Fermo, essendo più anni adrieto rimaso piccolo, fù da un' suo zio materno, chiamato Giovanni Fogliani, allevato, et ne primi tempi de la sua gioventù dato a militare sotto Pauol' Vitelli, accioche, ripieno di quella disciplina, pervenisse a qualche grado eccellente di militia.

14 : Morto di poi Pauolo, militò sotto Vitellozo, suo fratello, et in brevissimo tempo, per esser' ingenioso et de la persona et de l' animo gagliardo, diventò de primi huomini de la sua militia.

15 : Ma parendoli cosa servile lo stare con altri, pensò con l'aiuto d'alcuni citttadini di Fermo, a quali era più cara la servitù che la libertà de la lor' patria, et con il favor' Vitellesco, d'occupar' Fermo.

16 : Et scrisse a Giovan' Fogliani come, essendo stato più anni fuor' di casa, voleva venir' a veder' lui et la sua Città, et in qualche parte riconoscere il suo patrimonio; et perche non s' era affaticato per altro che per acquistar' honore, accioche i suoi Cittadinì vedessino come non haveva speso il tempo invano, voleva venir' honorevolemente et accompagnato da cento cavagli di suoi amici et servidori, et pregavalo che fusse contento ordinare che da Firmani fusse ricevuto honoratamente, il che non solamente truovava honore a lui, ma a se proprio, essendo suo allievo.

17 : Non mancò per tanto Gíovani d'alcuno officio debito verso il nipote, et, fattolo ricever' honoratamente da Firmani, alloggiò ne le case sue ; dove, passato alcun' giorno et atteso a ordinar' quello che alla sua futura scelerateza era necessario, fece un' convito solennissimo, dove invitò Giovan' Fogliani et tutti li primi huomini di Fermo.

18 : Et havuto che hebbero fine le vivande et tutti li altri intrattenimenti che in simili conviti si fanno, Oliveroto ad arte mosse certi ragionamenti gravi, parlando de la grandeza di Papa Alessandro et di Cesare suo Figlio et de l' imprese loro, a li quali ragionamenti rispondendo Giovani et gl'altri, egli a un' tratto si rizò, dicendo quelle esser' cose da parlarne in più secreto luogo, et ritirosi in una camera dove Giovani et tutti gli altri Cittadini gli andorono drieto.

19 : Ne prima furon' posti a sedere che de luoghi secreti di quella usciron' soldati che amazoron' Giovanni et tutti gli altri.

20 : Doppò il quale homicidio montò Oliverotto a cavallo et corse la terra et assediò nel' palazo il supremo Magistrato, tanto che per paura furon' constretti obedirlo et fermar' un' governo del' quale si fece Principe; et morti tutti quelli che per esser' mal'contenti lo potevano offendere, si corroborò con nuovi ordini civili et militari in modo che, in spatio d'uno anno che tenne il Principato, non solamente lui era securo ne la Città di Fermo, ma era diventato formidabil' a tutti li suoi vicini.

21 : Et sarebbe stata la sua espugnatione difficile, come quella di Agatocle, se non si fusse lasciato ingannar' da Cesar' Borgia, quando a Sinigaglia, come di sopra si disse, prese gli Orsini,et Vitelli, dove, preso ancor' lui un' anno doppo el comesso partricidio, fù insieme con Vitellozo (el quale haveva havuto maestro de le virtù et scelerateze sue) strangolato.

22 : Potrebbe alcun' dubitare donde nascesse che Agatocle, et alcun' simile, doppò infiniti tradimenti et crudeltà, potette viver' longamente sicuro ne la sua patria et difendersi dagli nimici esterni, et da suoi Citttadini non gli fù mai conspirato contra: con cio sia che molti altri, mediante la crudeltà, non habbin' mai possuto ancor' ne tempi pacifici mantenere lo stato, non che ne tempi dubiosi di guerra ?

23 : Credo che questo avvenga da le crudeltà male o bene usate;

24 : ben' usate si posson' chiamar' quelle (se del' male è lecito dir' bene) che si fanno una sol' volta per necessità de l' assicurarsi, et di poi non vi s' insiste drento, ma si convertiscono in più utilità de sudditi che si può.

25 : Le male usate son' quelle, quali, ancora che da principio sien' poche, crescon' più tosto col' tempo che le si spenghino,

26 : Coloro che osservaranno quel' primo modo, possono con Dio et con li huomini al' stato suo havere qual'che rimedio, come hebbe Agatocle. Quelli altri è impossibile che si mantenghino.

27 : Onde è da notare che, nel pigliar' uno stato, debbe l'occupatore d'esso discorrere et far' tutte le crudeltà in un' tratto, et per non havere a ritornarvi ogni dì et per poter', non l'innovando, assicurar' li huomìni et guadagnarseli con benificarli.

28 : Chi fa altrimenti, o per timidità o per mal' consiglio, è sempre necessitato tenere el coltello in mano ne mai si può fondare sopra i suoi sudditi, non si potendo quelli, per le continue et fresche ingiurie, assicurar' di lui.

29 : Perche l' ingiurie si debbon' far' tutte insieme, accioche, assaporandosi meno, offendin' meno; i beneficij si debbon' far' a poco a poco, accio che si àsaporin' meglio.

30 : Et deve sopra tutto un' Principe viver' con li suoi sudditi in modo che nessuno accidente o di male o di bene lo habbia a far' variar'; perche, venendo per li tempi adversi la necessità, tù non sei a tempo al' male, et il ben' che tù fai non ti giova perche è giudicato forzato, et non grado alcuno ne riporti.